Quale Montepulciano?
Questa volta vorrei fare luce su di un altro dubbio nel panorama del vino italiano.
Se chiedo un “ Montepulciano “ cosa mi vedrò portare?
Dipende da cosa il nostro interlocutore ha capito. Infatti esistono due vini che contengono il termine Montepulciano nel nome, il Montepulciano D’Abruzzo DOC con vitigno Montepulciano ed i Vini Rosso o Nobile di Montepulciano, in Toscana con il vitigno sangiovese.
E’ quindi evidente che dovrò ben specificare la mia richiesta all’operatore a cui la rivolgerò.
Iniziamo dal vino prodotto in Toscana
La zona di produzione del Vino Nobile di Montepulciano fa riferimento al territorio del comune di Montepulciano in provincia di Siena, situato in posizione particolarmente favorevole, sulla dorsale collinare tra Val di Chiana e Val d’Orcia. Tale zona è ristretta ai terreni compresi tra 250 e 580 metri s.l.m che presentano quelle caratteristiche climatiche e geologiche alle quali si deve la qualità del vino che si produce.
Le uve utilizzate: Sangiovese, denominato a Montepulciano “Prugnolo Gentile”, minimo 70% possono inoltre concorrere fino ad un massimo del 30% i vitigni complementari a bacca rossa idonei alla coltivazione nella Regione Toscana.
Parliamo di un vino di indubbia qualità ottenuta nel corso di una lunga storia, che possiamo riassumere così:
Montepulciano e il vino di qualità: un connubio che ha profonde radici storiche e che appare ormai inscindibile.
In questa piccola area del sud – est della Toscana, già caratterizzata dalla straordinaria ricchezza di un patrimonio artistico e paesaggistico in cui si incontrano e si fondono un bellissimo territorio ed una conformazione architettonica del centro abitato rimasta inalterata dal 1580, nascono vini di eccezionale pregio che fanno apparire questa terra quasi come “privilegiata”. In realtà il vino, come altri prodotti del lavoro e dell’ingegno dell’uomo, non viene alla luce “per caso” a Montepulciano. Anzi è ormai unanime la convinzione opposta e cioè che solo grazie ad un territorio con queste caratteristiche e ad una cultura, ad una civiltà profondamente sviluppata ed attenta alla tutela ed alla valorizzazione del proprio bagaglio di capacità ed esperienze, poteva nascere una bevanda di pregio come il “Nobile”.
La storia di Montepulciano è da sempre intimamente legata alla fama delle sue vigne e del suo vino.
Un’ antica leggenda vuole Montepulciano fondata per volontà del re etrusco Lars Porsenna. Si dice, infatti, che egli si trasferì da Chiusi sull’antico colle di Mons Mercurius seguito dagli abitanti di Chiusi che più tardi cambiarono il nome del colle in Mont Politicus.
Fin dalle sue origini remotissime Montepulciano fonde con il vino la sua storia come testimonia una kylix (tazza da vino) a figure rosse di produzione chiusina rinvenuta nel 1868, insieme a numerosi oggetti in bronzo in una tomba etrusca nei pressi del paese toscano. La tazza, infatti, recava la rappresentazione di Flufluns, il Bacco etrusco dio del vino, che gioca insieme ad una menade al cottabo, un gioco in cui il vino era protagonista.
Livio nelle sue “Storie” (V,33), riferisce che i Galli calarono in Italia attratti proprio dal vino di quelle colline che un etrusco di Chiusi, tal Arunte o Arrunte, aveva fatto loro assaggiare per convincerli a varcare le Alpi e vendicarsi così del suo Locumone, per una banale questione di gelosia.
Comunque, il documento più antico riferibile al vino di Montepulciano è del 789: il chierico Arnipert offre alla chiesa di San Silvestro o di San Salvatore a Lanciniano sull’Amiata, un pezzo di terra coltivata a vigna posta nel castello di Policiano. In seguito il Ripetti nel suo “Dizionario storico e geografico della Toscana” cita un documento che risale al 1350 nel quale si stabiliscono le clausole per il commercio e l’esportazione del vino di Montepulciano.
E’ comunque documentato fin dall’Alto Medioevo che i vigneti di Mons Pulitianus producevano vini eccellenti e alla metà del 1500 Sante Lancerio, cantiniere di papa Paolo III Farnese, celebrava il Montepulciano “perfettissimo tanto il verno quanto la state odorifero, polputo, non agrestino, né carico di colore, sicchè è vino da Signori” per le tavole dei nobili, appunto, anche se le etichette più remote indicavano semplicemente Rosso Scelto di Montepulciano.
Passando dal periodo medevale al XVII secolo, ricordiamo come Francesco Redi, insigne non solo come medico e naturalista, ma anche come poeta, esaltasse, nel suo ditirambo “Bacco in Toscana” del 1685, con tanta efficacia il vino.
All’inizio del 1900 il Vino Nobile di Montepulciano sembra qualcosa appartenente al passato, finchè alla prima mostra mercato dei vini tipici svoltasi a Siena nel 1933, organizzata dall’Ente Mostra-Mercato Nazionale dei vini tipici e pregiati, la Cantina Fanetti, una delle aziende ancora attive a Montepulciano, presenta un vino rosso pregiato che ottiene larghi consensi. L’esempio fu seguito da altre aziende e nel 1937 viene fondata una cantina sociale con l’intento di creare una struttura per la commercializzazione del vino prodotto anche dai piccoli coltivatori. La maggior parte del vino prodotto era Chianti; modeste le quantità del Nobile. Oggi, invece, la cantina sociale produce la maggior parte del Nobile imbottigliato.
Negli anni sessanta si assiste al risveglio della vitivinicultura indirizzata soprattutto verso la produzione di Vino Nobile piuttosto che del Chianti. I contributi dello Stato e della CEE, con i quali le aziende hanno riconvertito gli impianti vitati secondo le esigenze dettate dalla DOC (1966), hanno permesso a nuove aziende di entrare sul mercato.
Il riconoscimento come DOCG arriva nel 1980 e il Vino Nobile comincia una nuova vita.
In aggiunta l’istituzione della Doc Rosso di Montepulciano si affianca a quella del Vino Nobile di Montepulciano, distinguendosi da essa unicamente per quanto riguarda resa per ettaro, gradazione alcolica ed invecchiamento, mentre l’area di produzione è la stessa; è data facoltà ai singoli produttori di indirizzarsi ad una delle due DOC, in considerazione dell’esposizione dei terreni, del decorso climatico della stagione e di tutti gli altri elementi che possono rendere più adatto l’impiego delle uve per la produzione dell’uno o dell’altro vino.
Il passato glorioso e l’importanza del legame tra il territorio di Montepulciano, la sua storia e il Vino Nobile sono tuttora gli elementi essenziali per garantire, nel presente come nel futuro, qualità e autenticità a tutto ciò che viene da questa “terra nobile
Il Vino Nobile di Montepulciano D.O.C.G.
Il 12 luglio 1966, tre anni dopo la promulgazione della legge sulle Denominazioni di Origine, è stato emanato il Decreto del Presidente della Repubblica che ha riconosciuto la Denominazione di Origine controllata (D.O.C.) “Vino Nobile di Montepulciano”, regolarmentandone la produzione.Il 1 luglio 1980 il Nobile è divenuto il primo vino in Italia a potersi fregiare delle fascette della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (D.O.C.G.), che lo ha classificato tra i vini più prestigiosi nel nostro Paese e nel mondo.
La prima serie di “fascette” statali è custodita a Montepulciano presso il Consorzio del Vino Nobile.
Secondo il Disciplinare di produzione attualmente vigente (Decreto Ministeriale del 9 novembre 2010), le caratteristiche fondamentali del Vino Nobile di Montepulciano risultano le seguenti:
– Vitigni: Sangiovese, denominato a Montepulciano “Prugnolo Gentile”, per un minimo del 70%. Possono inoltre concorrere fino ad un massimo del 30% i vitigni complementari a bacca rossa idonei alla coltivazione nella Regione Toscana, purchè i vitigni a bacca bianca non superino il 5%.
– la resa massima per ettaro di vigneto è di 80 quintali con una resa in vino effettiva del 70%
– il vino può essere immesso in commercio soltanto dopo due anni di maturazione (tre per la Riserva) e comunque dopo aver superato rigidi controlli consistenti in esami chimici ed organolettici compiuti da una commissione ministeriale;
– la vinificazione e la maturazione devono avvenire obbligatoriamente nel Comune di Montepulciano.
Il Rosso di Montepulciano D.O.C.
Il Rosso di Montepulciano Doc fa riferimento a un disciplinare del 1988. Un vino relativamente giovane, ma ricco di sorprese e di caratteristiche qualitative. La zona di produzione è la stessa del Nobile, identiche anche le uve utilizzate: Sangiovese, denominato a Montepulciano “Prugnolo Gentile”, minimo 70% possono inoltre concorrere fino ad un massimo del 30% i vitigni complementari a bacca rossa idonei alla coltivazione nella Regione Toscana. Le sue caratteristiche sono la freschezza di un vino giovane abbinata all’eleganza del “Prugnolo Gentile”, elementi questi che ne fanno un vino che con un ottimo rapporto qualità/prezzo può accompagnare i piatti del territorio. Tra gli abbinamenti il vino Rosso di Montepulciano si sposa molto bene con i primi piatti della tradizione toscana soprattutto i sughi di carne esaltano le caratteristiche di questo vino oltre ai salumi e ai formaggi del territorio. Qualità a prezzi contenuti per un vino che sta divenendo un cavallo di battaglia della produzione di Montepulciano.
Il Vin Santo di Montepulciano D.O.C.
Il Vin Santo di Montepulciano, la terza, ma non per importanza, D.O.C. del territorio del “Nobile”. Un tempo veniva definito il “Vino dell’ospitalità”, utilizzato per scaldare il corpo di qualche forestiero di passaggio dalla collina, o per festeggiare qualche lieto evento, o per brindare alla domenica dopo un pasto diverso dal solito. Oggi il Vin Santo sta tornando a piccoli passi a rivestire un ruolo importante per molte aziende di Montepulciano che continuano a produrlo con grandi risultati. Il primo disciplinare di produzione del Vin Santo di Montepulciano risale al 1996, modificato il 9 novembre 2010, anche se la sua tradizione è secolare. Se ne distinguono tre denominazioni: Vin Santo di Montepulciano, Vin Santo di Montepulciano – riserva, Vin Santo di Montepulciano – Occhio di Pernice. Per le prime due specie vengono utilizzate uve di Malvasia bianca, Grechetto bianco (a Montepulciano viene detto il “Pulcinculo”), Trebbiano toscano. Il disciplinare non contempla l’uso di vitigni aromatici o di vitigni non presenti nel territorio della provincia di Siena. Diversa combinazione si ha per la tipologia “Occhio di Pernice” che si ottiene da un minimo di 50% di Sangiovese unito ad altri vitigni presenti nel territorio d’origine. Il tradizionale metodo di vinificazione è molto caratteristico. Le uve raccolte vengono selezionate con molta accuratezza e messe ad appassire in locali posti ad una certa temperatura e con un particolare tasso di umidità. L’appassimento serve a raggiungere il contenuto zuccherino utile per la realizzazione del vino. In base al disciplinare l’uva viene poi ammostata non prima del primo dicembre per la tipologia Vin Santo di Montepulciano e non prima del 1 gennaio per le altre due tipologie; quindi messa ad invecchiare in recipienti di legno (i caratelli) di una capacità che in base alla tipologia va da un minimo di 75 litri (per l’Occhio di Pernice) a un massimo di 300 litri (per il Vin Santo di Montepulciano). Il periodo di invecchiamento va da un minimo di tre anni per il Vin Santo di Montepulciano, passando per i cinque anni della riserva fino a sei per l’Occhio di Pernice.
A questo punto parliamo del Montepulciano d’Abruzzo sia nella versione DOC che DOCG
ll Montepulciano d’Abruzzo rosso è un vino la cui produzione è consentita nelle province di Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo dal vitigno dal nome Montepulciano. Nel 2007 il Montepulciano d’Abruzzo è risultato essere il primo vino italiano (della categoria DOC) per produzione .
La Denominazione di Origine Controllata “Montepulciano d’Abruzzo” é riservata al vino ottenuto dalle uve provenienti da vigneti che nell’ambito aziendale risultano composti dal vitigno Montepulciano almeno all’85%.
Possono concorrere le uve di altri vitigni a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione nell’ambito della regione Abruzzo, da sole o congiuntamente fino ad un massimo del 15%. Il colore è rosso rubino intenso con lievi sfumature violacee, tendenza al granato con l’invecchiamento, al naso esprime profumi di frutti rossi, spezie, intenso, etereo, in bocca è pieno, asciutto, armonico, giustamente tannico.
L’uva Montepulciano è presente in Abruzzo da tempo immemore, ma solamente dal XVII secolo si inizia a chiamare quest’uva con il nome attuale.
Vediamo un po’ di storia :
l’origine dell’uva sembra essere comune alle altre tipologie a bacca nera del meridione, tutte chiaramente derivanti dalla Grecia. Nei secoli rimarrà l’apprezzamento che ne ebbe il condottiero cartaginese Annibale, che tenne sotto scacco Roma per molti anni, rinvigorendo uomini e cavalli con il vino prodotto nel territorio degli Aprutzi. Da più di due secoli va avanti la disputa sulla paternita del nome “montepulciano”, conteso tra gli abruzzesi e i viticoltori di Montepulciano (SI). La confusione fu dovuta alla similitudine di alcune caratteristiche ampelografiche, e la capacità di produrre vini simili, anche se il montepulciano primutico (primaticcio o anche precoce) risultò essere il prugnolo gentile, clone del sangiovese grosso, quando invece l’uva degli Abruzzi era tardiva rispetto a quella toscana, dava vini decisamente più strutturati, longevi e carichi di profumi e colore. La confusione venne a crearsi nella Baronia di Carapelle, tenuta de’Medici in Abruzzo, areale nel quale vennero importate le prime tecniche viticole ed enologiche evolute dalla Toscana in Abruzzo. Il punto di partenza del Montepulciano attualmente coltivato in Abruzzo, dopo l’avvento della fillossera (Daktulosphaira vitifoliae), fu la zona di Torre de’ Passeri, nell’apertura della Valle Peligna verso l’Adriatico.Si ha notizia di produzione e commercializzazione di “vino Montepulciano” fin dal 1821 nella vallata del Pescara (presumibilmente nella zona di Tocco da Casauria – Bolognano dove risiedeva la famiglia Guelfi). Tale affermazione è documentata da un rarissimo documento manoscritto di proprietà dell’arch. Tommaso Camplone di Pescara. Da diversi archivi risulta anche che alcuni cloni scampati alla devastazione della fine dell’800, vennero reperiti nella Marsica, su suoli nei quali la fillossera non riesce a diffondersi, situati probabilmente a Gioia dei Marsi, Aielli o San Pelino-Paterno. Attualmente le nuove tecniche viticole ed enologiche consentono di coltivare il Montepulciano ovunque, ma l’areale ottimale nel quale sembra acclimatarsi in maniera ideale è la Valle Peligna, tanto che ne cantò anche il poeta latino Ovidio “terra ferax Ceresis multoque feracor uvis” terra fertile cara a Cerere (dea del grano) e molto più fertile per l’uva”. Dalla vendemmia 2003 alla sottozona “Colline Teramane” è stata concessa la DOCG. Con opportune modifiche al disciplinare di produzione nel 2005, ad altre aree, è stata concessa anche la menzione “Riserva”; alcune IGT sono passate a sottozone DOC, e probabilmente a breve verranno richieste altre DOCG per determinate sottozone.
Abbinamenti
Il Montepulciano giovane sopporta grigliate di carne suina e ovina. I vini più vecchi sono comunque preferibili con carni rosse, pezzature nobili di bovino o ovino. Ottimo il confronto con formaggi pecorini a stagionatura crescente di pari passo con l’invecchiamento del vino.
Ora dovreste avere un quadro più chiaro della situazione ed essere in grado di fare una scelta consapevole sul vino da chiedere.
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