L’ENOFILO su SPORT CLUB
Volevo informare tutti quelli che seguono il blog , che dal numero in distribuzione della rivista SPORT CLUB nasce una collaborazione. Il frutto di questa collaborazione è una rubrica che si chiamerà “L’Enofilo”, voglio fin da ora annunciare che ci occuperemo in maniera seria, ma non seriosa ,di tutti quegli aspetti legati al mondo del vino che in tanti anni di professione mi sono trovato ad affrontare.
Iniziamo parlando di un grande vino poco conosciuto, lo Zagarolo DOP
Quanti di voi hanno sentito parlare di vino di Zagarolo?
Spesso qualcuno mi risponde che non sapeva nemmeno che in questo delizioso paese dei Castelli Romani si producesse un vino con tale denominazione.
Zagarolo, per molti, è solo il luogo che ha dato il titolo ad un film degli anni 70 con Franco Franchi.
In realtà lo Zagarolo esiste da da moltissimo tempo , e dal 1973 è anche un vino con Denominazioni di Origine.
Purtroppo i vari produttori della zona ,che nel disciplinare di legge si estende sui comuni di Gallicano e Zagarolo, hanno man mano smesso di produrre questo interessantissimo vino.
Eppure esiste una storia millenaria vitivinicola, riferita a questo vino. La presenza della viticoltura nella zona dello “Zagarolo” è attestata fin dall’epoca romana, in molti reperti dei georgici latini. Con la caduta dell’impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i numerosi atti notarili, inerenti i terreni vitati, custoditi negli archivi monastici. Gli Statuti della Città di Zagarolo, emanati il 31 luglio 1552, regolavano l’ordinamento della Comunità di Zagarolo su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale .
Un ulteriore sviluppo della zona e della coltura del vino si ebbe a partire dal 700, con i Principi R ospigliosi, che sperando di trarre un miglior frutto da quei fertili territori, migliorando ad un tempo la sorte dei loro vassalli, diedero in enfiteusi ai contadini quasi tutte le loro terre. E grazie all’abbondanza del vino che mai non mancava a Zagarolo, nonostante le difficoltà dei trasporti, la popolazione si raddoppiò
Non mancano notizie circa la capacità dei viticoltori come riportato nella Topografia statistica dello stato pontificio, “ gremito di case ad uso di cantine, ove si rimette eccellente e copioso vino , di che poscia que’ popolani fanno lucroso traffico colla Capitale, imperciocchè nelle buone stagioni se ne rimettono sino a 7 od 8 mila botti”. La storia recente, dopo la chiusura della Cantina Sociale, è caratterizzata da una situazione di stasi della denominazione.
Oggi troviamo i soli Fratelli Federici impegnati nella difficile missione di riconquistare appieno la notorietà passata.
L’Azienda Federici è attiva a Zagarolo dagli anni 60 dello scorso secolo, ma nel corso degli ultimi 15 anni ha iniziato un percorso di sviluppo che ha come principio fondante quello di produrre vini di qualità. . Antonio, Massimo, Roberto e i loro figli mi hanno sempre parlato della difficoltà iniziale nel far capire al consumatore la differenza qualitativa.
Posso affermare senza nessun dubbio che i vini si possono produrre su vari livelli qualitativi, legati al tipo di coltivazione della vigna, alla quantità di uva che la vigna possa produrre, alla qualità dell’uva raccolta dalla vigna, alla modalità di vinificazione adottata, al tempo utilizzato per la fase di macerazione, fermentazione e affinamento del vino, alle modalità di affinamento del vino ( uso di acciaio o di legno). Dopo di che dobbiamo tenere conto della qualità, e del relativo costo , dei materiali scelti per l’imbottigliamento ( il vetro utilizzato, il tipo di tappo, la capsula, la carta dell’etichetta) . Ma di questo ne riparleremo in modo più approfondito.
Mi viene quindi facile capire le motivazioni di Antonio Federici quando mi confessa alcune sue perplessità nel far capire il cambio di passo che la sua azienda ha intrapreso.
Eppure basta aprire una bottiglia e degustare il vino per capire il tipo di percorso qualitativo fatto.
Il loro Zagarolo Superiore a Denominazione di Origine Protetta riscuote sempre maggiori consensi.
Il vino «Zagarolo» deve essere ottenuto dalle uve provenienti da viti dei vitigni presenti nei vigneti nelle proporzioni indicate a fianco di ciascuno di essi: Malvasia (bianca di Candia e puntinata) fino ad un massimo del 70%; Trebbiano (toscano, verde e giallo) in misura non inferiore al 30%. Possono concorrere alla produzione di detto vino anche le uve bianche provenienti da viti dei vitigni Bellone e Bombino, presenti nei vigneti fino ad un massimo del 10% del totale delle viti esistenti.
I Federici sono presenti sul mercato italiano ed estero, con due marchi differenti, Federici e Azienda Agricola Santa Apollaria.
Il primo brand è quello generalista, ed è caratterizzato da tre differenti livelli produttivi, con cui sono presenti nella distribuzione organizzata e nel mercato dell ‘Horeca, con oltre venti etichette, e una buona produzione in termini di numero di bottiglie realizzate. Il secondo brand è destinato esclusivamente al canale della ristorazione con solo cinque etichette , non moltissime bottiglie prodotte, ed un attenta selezione del vino.
Tutti i vini prodotti hanno dei nomi legati al territorio e al suo dialetto. Entrambi i marchi hanno uno Zagarolo DOP , quello di Federici si chiama Le puche ( le spine in dialetto zagarolese), quello di Santa Apollaria si chiama Chicchiu Mattu ( in dialetto testa matta).
Cito le parole di Luca Martini ( Campione del mondo dei Sommellier 2013) “ lo Zagarolo Dop è un vino che brilla nel bicchiere, di grande pulizia, un vino con una qualità che può riportare il Lazio nell’Olimpo del vino”.
Basta per andare a chiederlo nella vostra enoteca di fiducia?
Salute