Alla ricerca dell’autoctono perduto

Questa volta voglio parlarvi di un paio di vitigni  poco conosciuti il bonvino bianco nella sua versione laziale detta OTTONESE, ed il CESANESE detto da alcuni bonvino rosso.

OTTONESE

Diffuso prevalentemente  in alcune aree della provincia est di Roma e del Frusinate, questo vitigno a bacca bianca di origine sconosciuta è caratterizzato da grappoli medio-grandi dal colore giallo dorato e da un’elevata resistenza alla maggior parte delle crittogame.
Se vinificato in purezza, produce vini di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, aroma fragrante e delicato e acidità sostenuta; ottimo come base spumante.
La varietà è inserita nel progetto regionale di selezione clonale.

Dal punto di vista ampelografico va comunque ricondotto  a quel  gruppo di uve bianche molto  diffuse in Italia meridionale, lungo la dorsale adriatica  in particolare in Puglia, ma anche in Emilia Romagna,  Marche e Abruzzo, dove viene chiamata Trebbiano d’Abruzzo. Fra i suoi sinonimi, Pagadebit e Straccia Cambiale utilizzati in Emilia Romagna, alludono alla sua convenienza, in quanto è un vitigno di elevata produttività. Ha foglia di media grandezza, tri-pentalobata, grappolo medio-grande, conico o cilindrico-conico, spesso alato, semi spargolo; l’acino è medio-grande, rotondo, con buccia spessa e consistente, di colore giallo-verdolino, con macchie marroni.

CESANESE

Questa uva a bacca rossa è molto diffusa nelle provincie di Roma e Frosinone,  il suo nome potrebbe avere differenti etimologie, che vi proponiamo:

molto accreditata nell’area romana è  che Il nome Cesanese derivi probabilmente da “Cesarese”, nome assegnato a questa varietà in riferimento alla sua antica origine romana. C’è chi lo fa derivare  da vino “proveniente da Cesano” che é una località vicino Roma. Nel frusinate  si propone che la  sua etimologia è “Cesae”, il luogo degli alberi tagliati, dove i ricchi coloni romani si dedicarono alla cura di splendidi vigneti dalle caratteristiche uniche,  E’ proprio all’epoca della costituzione della colonia romana che si fanno risalire le prime coltivazioni di vite lungo i pendii della vallata, e sempre a quest’epoca si fa risalire la coniazione del termine “Cesanese

Gli studiosi ipotizzano che questo vitigno appartenga al gruppo delle “Alveoli” citate da Plinio come fonti di copiose produzioni di vino rosso nella zona di Ariccia.
Fino ad alcuni anni fa presentava una notevole diffusione nell’area dei Castelli, unico vitigno rosso coltivato, era molto apprezzato dal consumatore locale. Una certa sensibilità alla peronospora e una accresciuta tendenza del mercato verso i vini bianchi ne ha ridotto la presenza sul territorio. Il vitigno Cesanese è comunque presente in ben 49 vini laziali.

Di sicuro oggi abbiamo ben due strade dei vini nella Regione Lazio   che portano il termine cesanese  nel loro nome, quella del “Cesanese di Olevano Romano” e “ la strada del vino Cesanese che  comprende i territori del Piglio e di Affile in provincia di Frosinone.

Anche i cloni dell’uva si sono differenziati, oggi possiamo distinguere e citare due diverse tipologie di vitigni identificabili come Cesanese: il Cesanese comune e una sua sotto varietà che prende il nome di Cesanese di Affile molto diffuso nel territorio di Piglio, Olevano Romano e di Affile. I due vitigni differiscono in maniera sensibile sia nei caratteri ampelografici che nella qualità delle produzioni.

Il Cesanese coltivato nei Castelli Romani, è diffuso nei territori di Velletri, Lanuvio e Marino e può essere così descritto: Vitigno a bacca nera detto anche Nero Ferrigno, foglia pentagonale di media grandezza. Il grappolo di media grandezza, cilindro-conico, alcune volte alato, serrato o semi-serrato per leggera colatura; acino di media grandezza, ovale o sub-ovale, regolare, buccia spessa, consistente, colore nero-violaceo, molto pruinosa.
Ha una fioritura tardiva, vigoria vegetativa media, produttività media e tendenzialmente costante.
Il Cesanese di Affile ha un portamento meno vigoroso , grappoli decisamente più piccoli.

Sono decisamente in crescita i vari produttori del comprensorio, con bottiglie che migliorano vendemmia dopo vendemmia, come non citare Terenzi a Piglio, Migrante ad Olevano e Formiconi ad Affile tra i piccoli più interessanti, ma anche gli altri nomi noti non sono da meno. Fate attenzione a quelle cose vendute come Olevano Dolce  sfuso che non rappresenta la qualità produttiva del vitigno e dei bravi produttori di Olevano, ma anzi li ha danneggiati nel corso degli ultimi anni quando hanno dovuto svuotare il classico bicchiere prima di poterlo riempire nuovamente con produzioni che hanno meritatamente ottenuto riconoscimenti dai consumatori e dalle guide. Ad Olevano vari produttori hanno nel loro carnet dei prodotti un  vino Cesanese di Olevano DOC dolce ottenuto da uve di vendemmia tardiva, da zone  che grantiscono l’arrivo in cantina di uve con gradi zuccherini altissimi, e da cui si ricavano dei vini da dessert molto interessanti.

Salute

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